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Rinaldo Scheda, dieci anni dopo

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Il 9 febbraio di dieci anni fa ci lasciava Rinaldo Scheda, per più di vent’anni segretario di organizzazione della Cgil nazionale e per lungo tempo membro della direzione del Pci. “Un emiliano tosto e appassionato – lo definì Bruno Ugolini, ex cronista sindacale dell’Unità e oggi tra i promotori del giornale web Strisciarossa –, legato come pochi al mondo del lavoro, alla sua Cgil, ma anche a quel Partito comunista che lo aveva formato. Un capopopolo e un oratore capace di trascinare l’uditorio”.

Nato nel 1923 a Bologna, Scheda è un combattivo giovane antifascista che, alla fine del conflitto bellico, incontra le lotte del lavoro nella sua città. Attratto dall’attività sindacale, giovanissimo viene eletto segretario provinciale degli edili Cgil, dirigendo lotte vincenti e imponendosi come uno dei quadri di maggior valore di quella federazione di categoria.

Nel 1949 entra a far parte della segreteria della Camera del lavoro di Bologna e nel 1951 viene eletto vicepresidente della Provincia, incarico che ricopre fino al 1953. Giuseppe Di Vittorio, che ha occasione di conoscerlo, lo stima e lo segue nella sua opera di direzione sindacale. Nel 1952 lo chiama a Roma ad assumere la direzione della Fillea, in sostituzione di Otello Patinato. 

Cinque anni più tardi, esattamente nel dicembre del 1957 (Di Vittorio è morto da circa un mese), Scheda è eletto nella segreteria confederale della Cgil al fianco di Agostino Novella. Assumerà la responsabilità del dipartimento di organizzazione, incarico che ricoprirà ininterrottamente per più di vent’anni, dapprima accanto a Novella e poi al fianco di Luciano Lama. 

“Rinaldo – si legge nell’introduzione al volume di Maria Paola Del RossiRinaldo Scheda. L’importanza dell’organizzazione” (Ediesse 2011) –, possono ben testimoniarlo tutti coloro che lo hanno conosciuto e che hanno avuto modo di lavorare con lui, ha un carattere forte e sanguigno, è animato da una passione lucida, è tenace, meticoloso, è risoluto, è sorretto da convinzioni profonde, è un oratore capace di trascinare e di trasmettere forti emozioni, è attentissimo anche agli aspetti più minuti della vita interna della Cgil, che conosce approfonditamente. Gira l’Italia con in tasca un mazzetto di foglietti minuti sui quali appunta, tra le altre cose, il nome dei quadri sindacali che viene a conoscere”.

Particolarmente abile “nel consolidare ed estendere il radicamento del sindacato, nel seguirne con cura il proselitismo e il tesseramento, nel plasmare e nel costruire la politica dei quadri della confederazione, nel curare la loro formazione e la loro disciplina – è scritto ancora nel libro di Maria Paola Del Rossi –, è costantemente impegnato a calibrare correttamente la complementarietà tra le attività sindacali che si praticano nel territorio e […] l’attività delle federazioni di categoria ai diversi livelli impegnate nella gestione delle loro specifiche politiche rivendicative e contrattuali”.

Rinaldo Scheda, che rappresenta un po’ emblematicamente nel sindacato l’identità comunista più radicata e più profonda (nel Pci è eletto dapprima nel comitato centrale e successivamente, al termine dell’VIII congresso tenutosi nel dicembre del 1956, nella sua direzione), ha uno stile di direzione del tutto peculiare: conosce a fondo gli uomini e le donne della Cgil di ogni categoria e di ogni territorio e, quando viene a conoscenza di problemi personali o famigliari che affliggono qualcuno di loro, se ne interessa e se può lo aiuta.

Dirigente impegnato in prima linea nella costruzione e nella guida della riscossa operaia degli anni sessanta, al congresso di Livorno del 1969 è schierato a fianco di Agostino Novella, con il quale condivide diffidenze e preoccupazioni sul processo di unità sindacale (si sussurra da più parti che Novella, amareggiato per le conclusioni del congresso, abbia valutato anche l’ipotesi di una possibile candidatura di Rinaldo Scheda a segretario generale della Cgil).

Nella seconda metà degli anni settanta Scheda contribuisce a far nascere l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, che raccoglie nel proprio ambito anche i numerosi materiali precedentemente in possesso della Cgil (rappresenterà per lunghi anni la confederazione nel suo consiglio di amministrazione). Lascia la segreteria della Cgil al termine dei lavori del X congresso (Roma, 1981), avanzando la proposta di essere sostituito da un giovane quadro meridionale con meno di 35 anni (entrerà così in segreteria Anna Lola Geirola, giovane componente della Filziat napoletana). Non più componente della segreteria nazionale, il sindacalista bolognese chiede di rimanere nell’apparato confederale: si interesserà della gestione dell’attività della Scuola di Ariccia e della formazione dei giovani quadri.

Con Luciano Lama, fin dalla loro giovinezza, Scheda ha un rapporto complesso, fatto di collaborazione, di franchi confronti, ma anche di accesi scontri. Commemorandone la scomparsa, diceva di lui Ugolini nel febbraio 2009: “Aveva operato per lunghi anni accanto a Lama. Lui, però, a differenza di Luciano, era meno portato alle mediazioni politiche. Non era un uomo facile, anche nei rapporti con altri dirigenti come Bruno Trentin e Sergio Garavini”.

Lo stesso Ugolini, lo ricorda “mentre stringeva i pugni e nello stesso tempo stringeva gli occhi, quasi per comunicare meglio le proprie emozioni profonde, le proprie tesi risolute. Nel bilancio non breve della sua attività c’è una riforma passata sotto il nome di riforma di Montesilvano […] che avrebbe dovuto dar vita a Consigli di zona territoriali, capaci di dare un senso generale al movimento di lotta. Un modo per combattere i corporativismi”.

Nel 1985 Scheda accetta la candidatura che il Pci gli propone come capolista alle elezioni regionali del Lazio. Ottiene molti voti di preferenza e, in qualità di consigliere, affronta una nuova e diversa esperienza istituzionale. Dopo la svolta di Achille Occhetto alla Bolognina e lo scioglimento del Pci, gravato da crescenti problemi di salute e colpito da pesanti lutti familiari, si ritira dalla scena politica. Nell’autunno del 2003 torna per l’ultima volta in corso d’Italia per festeggiare, insieme a Guglielmo Epifani, il suo ottantesimo compleanno.

Ilaria Romeo è responsabile Archivio storico Cgil nazionale

 

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